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13 Aprile 2018

Don Orione, un santo della porta accanto.

PROFONDE CONSONANZE

 

PAPA FRANCESCO

 Il mio umile obiettivo è far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità. Perché il Signore ha scelto ciascuno di noi «per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1,4).

«Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro… ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio… Questo però non implica disprezzare i momenti di quiete, solitudine e silenzio davanti a Dio.

 

Come non riconoscere che abbiamo bisogno di fermare questa corsa febbrile per recuperare uno spazio personale

 Ci occorre uno spirito di santità che impregni tanto la solitudine quanto il servizio, tanto l’intimità quanto l’impegno evangelizzatore.

 

 

 

 

 

 

 

S. LUIGI ORIONE

 ¨    Bisogno di santi: Roma, 3 marzo 1914

“I nostri primi Missionari scrivono che essi sono pochi, che non bastano, e di mandarne altri. Dondero è solo …Mi scrive che accetterebbe volentieri anche qualche Chierichetto; basta avere un po’ di aiuto.  La missione promette, assai bene; ma ho bisogno di santi! Quante volte, nei passati giorni, io ho pensato a voi, o cari i miei figli! E vi ho fatti passare uno ad uno, per vedere chi poter mandare! ma ho bisogno di santi! Poco mi importerebbe che siate piccoli: anzi, così imparereste subito la lingua… ma ho bisogno che, chi va, porti là la santità. Chi si sente di voi? Cari miei piccoli fratelli, cerchiamo la santità, ma subito: non aspettiamo più: non tardiamo! La santità! Il desiderio della santità! Tutto verrà dietro a questo

-La congregazione ha un forte spirito di iniziativa e di attività, un campo vastissimo di apostolato nel quale non deve mai dire ” basta “, ma “Anime! Anime!”. Tuttavia, parlandovi con cuore alla mano, vi confesso che non posso difendermi dal doloroso pensiero e dal timore che questa vantata attività dei figli della divina Provvidenza, abbia a venir meno ove non siano fecondati e santificati da una vera e soda pietà. Non diamoci pace finché non avremo ottenuto da Dio la grazia di pregare e di pregare bene, di condurre le anime a Dio con la preghiera. Far pregare e pregare bene. Ogni casa sia “Domus orationis” (casa di preghiera)

(Da discorso del 22.07.1924)

  

Vera e falsa religiosità

 

PAPA FRANCESCO

 Quali sono atteggiamenti di falsa religiosità?

«l’ossessione per la legge, l’ostentazione nella cura della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa.

Molte volte, «contro l’impulso dello Spirito, la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi. Questo accade quando alcuni gruppi cristiani danno eccessiva importanza all’osservanza di determinate norme proprie» (57-58). 

Cosa passa e cosa resta?

Gesù non ci consegna due formule. Ci consegna due volti, o meglio, uno solo, quello di Dio che si riflette in molti. Perché in ogni fratello, nel più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio. Con gli scarti di questa umanità vulnerabile il Signore plasmerà la sua ultima opera d’arte. Poiché «che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo.

Queste due ricchezze non svaniscono!» (65)

 

 

 

 

S. LUIGI ORIONE

 Ma sai, mio carissimo don Cremaschi, che è questa una grande pena per don Orione?  Dietro la cappella, quante aule ci sono? Tre! Ecco le tre aule. Mi dirai: “Ma è la sacrestia”! Rispondo: almeno fino a che non farete le aule, se ne faccia a meno della sacrestia. E’ forse supremamente necessaria la sacrestia? Ah! come si vede che non siete stati in paesi di missione! E il cenacolo aveva la sacrestia? e perché la mattina il sacerdote non potrà vestirsi anche in un’aula scolastica?  caro mio buon don Cremaschi, torniamo poveri, torniamo ai primi tempi! Formiamo i novizi che vivano di buono spirito, di povertà, di sacrificio. Che m’importano le sacrestie e le cerimonie, quando mancasse lo spirito? Avessimo tanto posto in paradiso, caro don Cremaschi! Io trovo da far scuola da per tutto e voi non ne trovate! E che male c’è, dato il nostro bisogno a far scuola in una cappella? (lett. 5 .X – 1939)  

Nel nome della Divina Provvidenza, ho aperto le braccia e il cuore a sani e ad ammalati, di ogni età, di ogni religione, di ogni nazionalità: a tutti avrei voluto dare, col pane del corpo, il divino balsamo della Fede, ma specialmente ai nostri fratelli più sofferenti e abbandonati. Tante volte ho sentito Gesù Cristo vicino a me, tante volte l’ho come intravisto, Gesù, nei più reietti e più infelici.   Questa Opera è tanto cara al Signore, che parrebbe l’Opera del Suo Cuore; essa vive nel nome, nello spirito e nella Fede della Divina Provvidenza: non ai ricchi, ma ai poveri e ai più poveri e al popolo, mi ha mandato il Signore.

 

SPIRITO DI POVERTÀ E sobrietà di VITA

 

PAPA FRANCESCO

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» «Le ricchezze non ti assicurano nulla…   Anzi, quando il cuore si sente ricco, è talmente soddisfatto di sé stesso che non ha spazio per la Parola di Dio, per amare i fratelli» (68).

 Cosa ci chiederà il Signore?

«Quando incontro una persona che dorme alle intemperie, in una notte fredda, posso sentire che questo fagotto è un imprevisto che mi intralcia, un delinquente ozioso…                un problema che devono risolvere i politici… Oppure posso reagire a partire dalla fede e dalla carità e riconoscere in lui un essere umano con la mia stessa dignità. Un fratello redento da Cristo. Questo è essere cristiani!»  (98).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

S. LUIGI ORIONE

 -La Grazia d’esser nato povero

Fra le grazie che il Signor mi ha fatto, ho avuto quella di essere nato povero. I miei hanno sempre lavorato per poter mangiare. Non ci mancò mai il pane: ma si faceva, una volta al giorno, la polenta; e, nelle invernate, c’era la polenta nel latte. ( discorso del 21-I  1938) 

 – Tempi eroici   Quei tempi erano veramente eroici, tempi di fame e di estrema miseria; tanto che i ragazzi dell’Oratorio portavano qualche tozzo di pane per sfamare quel povero chierico. Allora era fiamma la vita del cuore, ed erano giorni grandi, giorni di fame, giorni di fede, e la fede era fiamma di carità e di amore a Dio. (da discorso 14 – X – 1939).

– Quella povera vecchia contadina di mia madre si alzava alle tre di notte e via a lavorare, e pareva sempre un fuso che andasse, e sempre faceva e s’industriava: faceva da donna e, con i suoi figli, sapeva fare anche da uomo, perché nostro padre era lontano, a lavorare sul Monferrato: batteva il falcetto per fare l’erba, e lo affilava essa, senza portarlo all’arrotino;   faceva la tela con canapa filata da essa; e i miei fratelli si divisero tante lenzuola, tanta bella biancheria, povera mia madre!

    Teneva da conto fin i coltelli rotti….   Non correva a comperare, se proprio non poteva farne a meno; e, quando è morta, le abbiamo ancora messo il suo vestito da sposa, dopo cinquantun anni che si era sposata: se l’era fatto tingere in nero, e faceva ancora la sua bella figura, ed era ancora il suo vestito più bello!

 

 

 

Pace e gioia nella fede

 

PAPA FRANCESCO

 Cristo «è la nostra pace» Saldi nel Signore, la Roccia, possiamo cantare: «In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare» (Sal 4,9). In definitiva, Cristo «è la nostra pace» (Ef 2,14) Non cadiamo nella tentazione di cercare la sicurezza interiore nei successi, nei piaceri vuoti, nel possedere, nel dominio sugli altri: «Vi do la mia pace», ma «non come la dà il mondo» (Gv 14,27).

 

I santi sono capaci di vivere con Gioia e senso dell’umorismo

Quanto detto finora non implica uno spirito inibito, triste, acido, malinconico. Il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Essere cristiani è «gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17. S. Paolo chiedeva: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti» (Fil 4,4). La gioia cristiana è accompagnata dal senso dell’umorismo, così evidente, ad esempio, in san Tommaso Moro, in san Vincenzo de Paoli o in san Filippo Neri. Il malumore non è un segno di santità: «Caccia la malinconia dal tuo cuore» (Qo11,10).

Ma quale gioia?.

Non sto parlando della gioia consumista e individualista. Il consumismo non fa che appesantire il cuore; Mi riferisco piuttosto a quella gioia che si vive in comunione, che si condivide e si partecipa, perché «si è più beati nel dare che nel ricevere» (At 20,35) e

«Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,7)

. L’amore fraterno moltiplica la nostra capacità di gioia, poiché ci rende capaci di gioire del bene degli altri:

«Rallegratevi con quelli che sono nella gioia» (Rm 12,15).128

 

 

 

 

 

 

S. LUIGI ORIONE

 Dare la vita cantando l’Amore!E vorrei farmi cibo spirituale per i miei fratelli che hanno fame e sete di verità e di Dio; vorrei dare la luce di Dio ai ciechi, aprire i cuori alle innumerevoli miserie umane e farmi servo dei servi distribuendo la mia vita ai più indigenti e derelitti; Amare sempre e dare la vita cantando l’Amore!  Seminare la carità lungo ogni sentiero; seminare Dio in tutti i modi; inabissarmi sempre e volare sempre più alto infinitamente, cantando Gesù e la Santa Madonna; diventare un uomo buono tra i miei fratelli; stendere sempre le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare.  Voglio cantare la carità!  Avere una gran pietà per tutti! (036PG)

 

San Remo, 12 marzo 1940

Nobile Signora, Grazie delle preghiere per la mia salute. Prego per tutti i suoi Cari, Signora Contessa, e in particolare per Lei perché Iddio allontani dal suo spirito ogni nube di tristezza, e Le dia quella serenità di animo di cui una Mamma tanto abbisogna per crescere sempre più nella luce della fede e forti nelle virtù cristiane le sue belle bimbe. Ella, Signora Contessa, voglia dare ascolto a questo povero Sacerdote, che Le scrive: confidi grandemente nella bontà del Signore, nella grazia e misericordia di Gesù Cristo Nostro Signore; Poi elevi ogni tanto il suo spirito a Dio, e dica a Lui: Signore voglio oggi e sempre riposare sul Tuo paterno cuore, e tra le braccia della Santa Chiesa Madre dei Santi e anche della mia fede e della mia anima. Si direbbe che il Signore ci voglia, in un certo senso, sempre bambini, sempre lieti, sereni.. Il Signore si ama e si serve in santa letizia, non nella tristezza, onde è che S. Francesco di Sales non credeva alla santità melanconica e triste, e soleva dire “Santo triste, tristo Santo”.

Ho conosciuto Don Bosco, era sempre allegro e di buon umore, anche quando gli levarono la Messa.  E Santa Teresa diceva: “niente ti turbi”.  Che predicone, Signora Contessa, che predicone!
Meno male che siamo in Quaresima! Valga per tutte le volte che non Le ho risposto.

Don L. Orione 

 

 

 

DISCERNIMENTO DAVANTI AL TABERNACOLO

 

PAPA FRANCESCO

Qual è l’ambiente ideale per il discernimento?171.                                     Anche se il Signore ci parla in modi assai diversi durante il nostro lavoro, attraverso gli altri e in ogni momento, non è possibile prescindere dal silenzio della preghiera prolungata per percepire meglio quel linguaggio, per interpretare il significato reale delle ispirazioni che pensiamo di aver ricevuto.

Perché è importante il silenzio?  

Per ogni discepolo è indispensabile stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui. Se non ascoltiamo, tutte le nostre parole saranno unicamente rumori che non servono a niente. Dunque, mi permetto di chiederti: ci sono momenti in cui ti poni alla sua presenza in silenzio, rimani con Lui senza fretta, e ti lasci guardare da Lui? E se davanti al volto di Cristo ancora non riesci a lasciarti guarire e trasformare, allora penetra nelle viscere del Signore, entra nelle sue piaghe, perché lì ha sede la misericordia divina.

 

 

S. LUIGI ORIONE

Ti amo, Gesù, ti amo e ti amo!

Apro un libro di pensieri serafici ma il libro mi si chiude tra le mani, né so più leggere fino a che non abbia gettato tutto il mio povero cuore nel Tuo: Signore Gesù,

Ti amo, Ti amo e Ti amo!

Non sciolgo inni di lode, né prego quasi, penso; penso a Te, che mi sei così vicino: al Tuo cuore che non mi sarà mai straniero né freddo: al Tuo amore, che è sempre uguale a se stesso! Oggi ero molto afflitto, o mio Dio, e mi pareva proprio di non potere più tirare avanti, – adesso invece i dolori non mi turbano più, e sono contento di patire. O Signore, amore soavissimo e vita mia, fa che da ogni ferita di spina, che mi trafigge l’anima, esca la gran voce del mio amore: Ti amo, o Gesù mio, Ti amo e Ti amo!   A Te, che vegli, apro il mio cuore: a Te espongo pensieri ed affetti; ascolto la voce Tua, studio il Tuo volere, mentre Ti guardo e Ti amo, Ti amo e Ti amo! E anche Tu mi ami; oh se mi ami! Dimmi una parola, o Signore, che mi additi il sentiero nel quale Tu vuoi che io cammini; illuminami, o Signore, con un raggio di Tua luce divina, che le tenebre si addensano intorno a me: ed io Ti risponderò che Ti amo, Ti amo e Ti amo!

 

In cammino con MARIA

PAPA FRANCESCO

Desidero che Maria coroni queste riflessioni, perché lei ha vissuto come nessun altro le Beatitudini di Gesù.                                    Ella è colei che trasaliva di gioia alla presenza di Dio, colei che conservava tutto nel suo cuore.
È la santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna.

Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra   e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha bisogno di tante parole, non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci succede.

Basta sussurrare ancora e ancora:

 «Ave o Maria…».

 

 

 

 

 

 

 

                                                   

 

S. LUIGI ORIONE

Discendi e vieni a noi: corri, o Madre, perché il tempo è breve. Vieni, e infondici una profonda vena di vita interiore e di spiritualità. Fa che arda il nostro cuore dell’amore di Cristo e di Te: Ai tuoi piccoli figli, ai Figli della Divina Provvidenza, dona, Beatissima Madre, amore, amore; quell’amore che non è terra, che è fuoco di carità e follia della Croce.  Amore e venerazione al «dolce Cristo in terra», amore e divozione ai Vescovi e alla S. Chiesa; amore alla Patria; amore purissimo ai fanciulli, orfani e derelitti; amore al prossimo, particolarmente ai fratelli più poveri e doloranti; amore a quelli che sono ritenuti quali rottami, rifiuti della società; amore ai lavoratori più umili, agli infermi, agli abbandonati, amore e compatimento per tutti: ai più lontani, ai più colpevoli, ai più avversi, a tutti; e amore infinito a Cristo.  Dacci, Maria, un animo grande, un cuore grande e magnanimo, che arrivi a tutti i dolori e a tutte le lagrime. Fa che siamo veramente quali ci vuoi: i padri dei poveri! Che tutta la nostra vita sia sacra a dare Cristo al popolo e il popolo alla Chiesa di Cristo; arda essa e splenda di Cristo; e in Cristo si consumi, in una luminosa evangelizzazione dei poveri; la nostra vita e la nostra morte siano un cantico dolcissimo di carità, e un olocausto al Signore.   e poi… e poi il santo paradiso! – vicini a te, maria: sempre con Gesù, sempre con te, seduti ai tuoi piedi, o madre nostra. In paradiso, in paradiso!

 

 

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