Giornata immersione in piscina a persone diversamente abili
✨Avventurarsi nel mondo sommerso non è mai stato così emozionante e inclusivo!✨📢Il Don Orione di Pes...
La vita | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ebbe la tempra e il cuore dell’Apostolo Paolo, tenero e sensibile fino alle lacrime, infaticabile e coraggioso fino all’ardimento, tenace e dinamico fino all’eroismo.
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San Luigi Orione (1872-1940), una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana, una delle personalità più eminenti del secolo scorso per la sua fede cristiana apertamente vissuta.
Luigi Orione nacque a Pontecurone (Provincia di Alessandria e diocesi di Tortona) il 23 giugno 1872. Il padre era selciatore di strade; la madre era donna di profonda fede e di alto senso educativo. Pur avvertendo la vocazione al sacerdozio, per tre anni (1882-1885) aiutò il padre come garzone selciatore. Il 14 settembre 1885, a 13 anni, fu accolto nel convento francescano di Voghera (Pavia), ma una polmonite ne mise in pericolo la vita e dovette tornare in famiglia nel giugno 1886. Dall’ottobre 1886 all’agosto 1889 fu allievo dell’oratorio di Valdocco in Torino. San Giovanni Bosco ne notò le qualità e lo annoverò tra i suoi prediletti assicurandolo: “Noi saremo sempre amici”. A Torino conobbe anche le opere di carità di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, vicine all’oratorio salesiano. Il 16 ottobre 1889 iniziò il corso di filosofia nel seminario di Tortona. Ancora giovane chierico fu sensibile ai problemi sociali ed ecclesiali che agitavano quell’epoca travagliata. Si dedicò alla solidarietà verso il prossimo con la Società di Mutuo Soccorso San Marziano e la Conferenza di San Vincenzo. A vent’anni, scriveva: “Vi è un supremo bisogno ed un supremo rimedio per rimarginare le piaghe di questa povera patria, così bella e così infelice! Impossessarsi del cuore e dell’affetto del popolo ed illuminare la gioventù: ed effondere in tutti la grande idea della redenzione cattolica col Papa e pel Papa. Anime! Anime!”. Mosso da tale visione apostolica, aperse in Tortona, il 3 luglio 1892, il primo oratorio per curare l’educazione cristiana dei ragazzi. L’anno seguente, il 15 ottobre 1893, Luigi Orione, chierico di 21 anni, aprì un collegio nel rione San Bernardino, destinato a ragazzi poveri. Il 13 aprile 1895 fu ordinato sacerdote e nella medesima celebrazione il vescovo impose l’abito clericale a sei allievi del suo collegio. Sviluppò sempre più l’apostolato fra i giovani con l’apertura di nuove case a Mornico Losana (Pavia), a Noto in Sicilia, a San Remo, a Roma. Attorno al giovane fondatore crebbero chierici e sacerdoti che formarono il primo nucleo della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Nel 1899 iniziò il ramo degli Eremiti della Divina Provvidenza ispirati al motto benedettino “ora et labora”, soprattutto nelle colonie agricole che, in quell’epoca, rispondevano all’esigenza di elevazione sociale e cristiana del mondo rurale. Il vescovo di Tortona, monsignor Igino Bandi, con Decreto del 21 marzo 1903 riconobbe canonicamente la Congregazione religiosa maschile della Piccola Opera della Divina Provvidenza, i Figli della Divina Provvidenza (sacerdoti, fratelli coadiutori ed eremiti), e ne sancì il carisma espresso apostolicamente nel “collaborare per portare i piccoli, i poveri e il popolo alla Chiesa e al Papa, mediante le opere di carità”, professato con un IV voto di speciale “fedeltà al Papa”. Confortato dal personale consiglio di Leone XIII, don Orione pose nelle prime Costituzioni del 1904, tra gli scopi della nuova Congregazione, quello di lavorare per “ottenere l’unione delle Chiese separate”. Animato da un grande amore alla Chiesa e ai suoi Pastori e dalla passione per la conquista delle anime, s’interessò attivamente dei problemi emergenti del tempo, quali la libertà e l’unità della Chiesa, la questione romana, il modernismo, il socialismo, la scristianizzazione delle masse operaie. Dopo il terremoto del dicembre 1908, che lasciò tra le rovine 90.000 morti, don Orione accorse a Reggio Calabria e Messina per prestare soccorso specialmente agli orfani e divenne promotore delle opere di ricostruzione civile e religiosa. Per diretta volontà di Pio X fu nominato vicario generale della diocesi di Messina. Lasciata la Sicilia dopo tre anni, poté nuovamente dedicarsi alla formazione e allo sviluppo della Congregazione. Nel dicembre 1913 inviò la prima spedizione di missionari in Brasile. Rinnovò gli eroismi di soccorso ai terremotati dopo il cataclisma del 13 gennaio 1915 che sconvolse la Marsica con quasi 30.000 vittime. Erano gli anni della Prima Guerra Mondiale. Don Orione percorse più volte l’Italia per sostenere le varie attività caritative, per aiutare spiritualmente e materialmente persone d’ogni ceto, per suscitare e coltivare vocazioni sacerdotali e religiose. A vent’anni dalla fondazione dei Figli della Divina Provvidenza, come in “pianta unica con molti rami”, il 29 giugno 1915, diede inizio alla Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità, animate dal medesimo carisma e votate a fare sperimentare ai più bisognosi la Provvidenza di Dio e la maternità della Chiesa attraverso la carità verso i poveri e gli infermi e i servizi d’ogni genere negli istituti di educazione, negli asili per l’infanzia e nelle varie opere pastorali. Nel 1927 iniziò anche un ramo contemplativo, le Suore Sacramentine non vedenti adoratrici, cui si aggiungeranno poi anche le Contemplative di Gesù Crocifisso. Coinvolse pure i laici sui sentieri della carità e dell’impegno civile dando impulso alle associazioni delle Dame della Divina Provvidenza, degli Ex Allievi e degli Amici. In seguito, compiendo preveggenti intuizioni, nella Piccola Opera della Divina Provvidenza saranno costituiti anche l’Istituto Secolare Orionino e il Movimento Laicale Orionino. Dopo la Prima Guerra Mondiale (1914-1918) si moltiplicarono scuole, collegi, colonie agricole, opere caritative e assistenziali. In particolare, don Orione fece sorgere alla periferia delle grandi città i Piccoli Cottolengo: fu così a Genova e a Milano; a Buenos Aires, a San Paolo del Brasile, a Santiago del Cile. Tali istituzioni, destinate ad accogliere i fratelli più sofferenti e bisognosi, erano da lui intese come “nuovi pulpiti” da cui parlare di Cristo e della Chiesa, “fari di fede e di civiltà”. Lo zelo missionario di don Orione, che già si era espresso con l’invio in Brasile nel 1913 dei primi suoi religiosi, si estese poi in Argentina e Uruguay (1921), in Palestina (1921), in Polonia (1923), a Rodi (1925), negli Stati Uniti d’America (1934), in Inghilterra (1935), in Albania (1936). Egli stesso, nel 1921-1922 e nel 1934-1937, compì due viaggi missionari nell’America Latina, in Argentina, Brasile, Uruguay, spingendosi fino al Cile. Godette della stima personale di Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII e delle Autorità della Santa Sede, che gli affidarono molti delicati incarichi per risolvere problemi e sanare ferite sia all’interno della Chiesa sia nei rapporti con il mondo civile. Si prodigò con prudenza e carità nelle questioni del modernismo, nella promozione della Conciliazione tra Stato e Chiesa in Italia, nell’accoglienza e riabilitazione dei sacerdoti “lapsi”. Fu predicatore, confessore e organizzatore instancabile di pellegrinaggi, missioni, processioni, presepi viventi e altre manifestazioni popolari della fede. Grande devoto della Madonna, ne promosse la devozione con ogni mezzo. Con il lavoro manuale dei suoi chierici innalzò i santuari della Madonna della Guardia a Tortona (1931) e della Madonna di Caravaggio a Fumo (1938). Nell’inverno del 1940, già sofferente di angina pectoris e dopo due attacchi di cuore aggravati da crisi respiratorie, don Orione si lasciò convincere dai confratelli e dai medici a cercare sollievo in una casa della Piccola Opera a Sanremo anche se, come diceva, “non è tra le palme che voglio vivere e morire, ma tra i poveri che sono Gesù Cristo”. Dopo soli tre giorni, circondato dall’affetto e dalle premure dei confratelli, don Orione morì il 12 marzo 1940, sospirando: “Gesù! Gesù! Vado”. La sua salma, contesa dalla devozione di tanti devoti, ricevette solenni onoranze a Sanremo, Genova, Milano, terminando l’itinerario a Tortona, ove fu tumulata nella cripta del santuario della Madonna della Guardia. Il suo corpo, trovato intatto alla prima riesumazione del 1965, venne posto in onore nel medesimo santuario. Incarnò il carisma della carità per i poveri, vedendo in essi il volto di Gesù e servendolo nella più santa letizia. Sempre in movimento, conduceva una vita penitente e poverissima. Era convinto che il bene più grande fosse vivere alla presenza di Dio e credere nella sua Divina Provvidenza. Questo era il ritornello di don Orione: “Più fede, più fede, fratelli, ci vuole più fede!… La nostra Fede, fatta potente contro ogni battaglia, divenuta il più grande e divino conforto della vita umana, essa è la più alta ispiratrice di ogni valore, di ogni santo eroismo, di ogni arte bella che non muore, di ogni vera grandezza morale, religiosa e civile”. PREGHIERA O Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo,
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